La poesia e i gatti

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La poesia e i gatti

Bengal
Bengal

Durante una lezione un poeta di nome Aldous Huxley disse ad un suo allievo che gli domandava come fare per avere successo in letteratura, “Se volete scrivere, tenete con voi dei gatti”. Fin dai tempi più remoti i poeti hanno subito il fascino degli animali in particolar modo del gatto dal quale hanno tratto spesso lo spunto creativo, il legame che tiene uniti i gatti alla poesia è molto stretto, dal carattere indipendente all’affentto incondizionato che  riescono ad esprimere fino alle gentil movenze che lasciano incantati. Il gatto è meraviglioso può suggerire, con le sue movenze aggraziate ed attente, l’idea della lussuria della pulizia o del piacere, le antiche credenze popolari dipingevano il gatto nero come una strega travestita che girava tra gli umani, Edgar Allan Poe in uno dei suoi racconti gotici, The black cat, riscrive in chiave di perversione psicologica la storia della crudeltà umana verso i gatti  e della conseguente vendetta del felino. Nella storia della letteratura i gatti sono stati umanizzati, come nel Gatto con gli stivali, sono state scritte e riscritte fiabe in cui i gatti facevano innamorare gli uomini, al punto che una strana magia li trasformava in umani. Possedere un gatto significa condividere con l’adorato felino momenti di gioco e di coccole, attimi di tenerezza e di gioia. Il gatto è anche l’invidiabile esempio del riposo senza pensieri. [hr color=”blue” width=”100%” border_width=”2px” ]

 Come dorme un gatto

La poesia e i gattiCome dorme un gatto

Come dorme bene un gatto dorme con zampe e di peso, dorme con unghie crudeli, dorme con sangue sanguinario, dorme con tutti gli anelli che come circoli incendiati costruirono la geologia d’una coda color di sabbia.

Vorrei dormire come un gatto con tutti i peli del tempo, con la lingua di pietra focaia, con il sesso secco del fuoco e, non parlando con nessuno, stendermi sopra tutto il mondo, sopra le tegole e la terra, intensamente consacrato a cacciare i topi in sogno.

Ho veduto come vibrava il gatto nel sonno: correva la notte in lui come acqua oscura, e a volte pareva cadere o magari precipitare nei desolati ghiacciai, forse crebbe tanto nel sonno come un antenato di tigre e avrebbe saltato nel buio tetti, nuvole e vulcani.

Dormi, dormi, gatto notturno con i tuoi riti di vescovo, e i tuoi baffi di pietra: ordina tutti i nostri sogni, guida le tenebre nostre addormentate prodezze con il tuo cuore sanguinario e il lungo collo della tua coda.

“Pablo Neruda”

 Un’altra celebre poesia di Pablo Neruda dedicata ai gatti è la famosa ode al gatto

Ode al gatto

Ode al gatto

Gli animali furono imperfetti, lunghi di coda, plumbei di testa. Piano piano si misero in ordine, divennero paesaggio, acquistarono in grazia, volo. Il gatto, soltanto il gatto apparve completo e orgoglioso: nacque completamente rifinito cammina solo e sa quello che vuole.

L’uomo vuol essere pesce e uccello, il serpente vorrebbe avere le ali, il cane è un leone spaesato, l’ingegnere vuol essere poeta, la mosca studia la rondine, il poeta cerca di imitare la mosca, ma il gatto vuole esser solo gatto dai baffi alla coda, dal fiuto al topo vivo, dalla notte fino ai suoi occhi d’oro.

Non c’è unità come la sua, non hanno la luna o il fiore una tale coesione: è una sola cosa come il sole o il topazio, e l’elastica linea del suo corpo, salda e sottile, è come la linea della prua di una nave. I suoi occhi gialli hanno lasciato una sola scanalatura per gettarvi le monete della notte.

Oh piccolo Imperatore senz’orbe, conquistatore senza patria, minima tigre da salotto, nuziale sultano del cielo delle tegole erotiche, il vento dell’amore nell’aria aperta reclami quando passi e posi quattro piedi delicati sul suolo, fiutando, diffidando di ogni cosa terrestre, perché tutto è immondo per l’immacolato piede del gatto.

Oh fiera indipendente della casa, arrogante vestigio della notte, neghittoso, ginnastico ed estraneo, profondissimo gatto, poliziotto segreto delle stanze, insegna di un irreperibile velluto, probabilmente non c’è enigma nel tuo contegno, forse non sei mistero, tutti sanno di te ed appartieni all’abitante meno misterioso, forse tutti si credono padroni, proprietari, parenti di gatti, compagni, colleghi, discepoli o amici del proprio gatto.

“Pablo Neruda”

Da “I fiori del male” del 1857 in cui il poeta Charles Pierre Baudelaire paragona l’amore per una donna a quello per un micio.

 Il gatto

la poesia e i gatti Il gatto

Vieni bel gatto, vieni sul mio cuore amoroso; Trattieni i tuoi artigli Ch’io mi sprofondi dentro i tuoi begli occhi d’agata e metallo. Quando a bell’agio le mie dita a lungo Ti carezzan la testa e il dorso elastico, E gode la mia mano ebbra al toccare il tuo corpo elettrico, Vedo in spirito la mia donna: Profondo e freddo come il tuo, il suo sguardo, bestia amabile, Penetra tagliente come fosse una freccia, E dai piedi alla testa Una sottile aria, rischioso effluvio, Tutt’intorno gira al suo corpo bruno.

“Pierre Charles Baudelaire”

Sempre da “I fiori del male”  in cui del gatto viene elogiata la mistica saggezza che ne fa l’orgoglio della casa di fervidi innamorati e austeri dotti in età matura.

I gatti

I gatti

I fervidi innamorati e gli austeri dotti amano ugualmente, nella loro età matura, i gatti possenti e dolci, orgoglio della casa, come loro freddolosi e sedentari. Amici della scienza e della voluttà, ricercano il silenzio e l’orrore delle tenebre; l’Erebo li avrebbe presi per funebri corsieri se mai avesse potuto piegare al servaggio la loro fierezza. Prendono, meditando, i nobili atteggiamenti delle grandi sfingi allungate in fondo a solitudini, che sembrano addormirsi in un sogno senza fine: le loro reni feconde sono piene di magiche scintille e di frammenti aurei; come sabbia fine scintillano vagamente le loro pupille mistiche.

“Pierre Charles Baudelaire”

 Si narra che Eduardo De Filippo scrivess con la gatta seduta sulla parte sinistra del quaderno, forse per questo ha voluto lasciare questa poesia

A GATTA D’O PALAZZO

A GATTA D’O PALAZZO

Trase p”a porta, pè nu fenestiello, la poesia e i gattipè na fenesta, si t’ ‘a scuorde aperta, quanno meno t’ ‘aspiette. Pè copp’ ‘e titte, da na loggia a n’ata, se ruciulèa pè dint’ ‘a cemmenera. E manco te n’adduone quann’è trasuta: Pè copp’ ‘o cornicione plòffete!, int’ ‘o balcone, e fa colazione dint’ ‘a cucina toia. È ‘a gatta d’ ‘o palazzo. Padrone nun ne tene. Nunn’ è c ‘ ‘a vonno male, ma essa ‘o ssape che manc’ ‘a vonno bene. Te guarda cu dduie uocchie speretate: lèsa. N’ha avute scarpe appresso e ssecutate. È mariola! Ma ‘a povera bestiella, c’adda fa? È maríola pecché vò mangià. È mariola… Chest’ ‘o ddíce a’ ggente; ma i’ nun ce credo, pecché, tiene mente: tu lasse int’ ‘a cucina, che ssaccio… nu saciccio. Làsselo arravugliato dint’ a na bella carta ‘e mille lire. Tuorne ‘a matina: ‘a mille lire ‘a truove, che te crire? Nzevata. Ma sta llà.

“Eduardo de Filippo”

 Tra le poesie diEdmon Rostand posiamo trovarne una dedicata ad un gatto nero che si fermava a giocare sul tavolo dello scrittore.

Le petit chat

Le petit chat

E’ un gattino nero, sfrontato, oltre ogni dire, Lo lascio spesso giocare sul mio tavolo. A volte vi si siede senza far rumore, Quasi un vivente fermacarte. Gli occhi gialli e blu sono due agate. A volte li socchiude, tirando su col naso, Si rovescia, si prende il muso tra le zampe, pare una tigre distesa su di un fianco.

Ma eccolo ora – smessa l’indolenza – Inarcarsi – somiglia proprio ad un manicotto; E allora, per incuriosirlo, gli faccio oscillare davanti, Appeso ad una cordicella, un mio turacciolo. Fugge al galoppo, tutto spaventato, Poi ritorna, fissa il turacciolo, tiene un po’ Sospesa in aria – ripiegata – la zampetta, poi abbatte il turacciolo, l’afferra; lo morde. Allora, senza ch’egli la veda, tiro la cordicella, ed il turacciolo si allontana, e il gatto lo segue, descrivendo dei cerchi con la zampa, poi salta di lato, ritorna, fugge di nuovo. Ma appena gli dico “Devo lavorare, vieni, siediti qua, da bravo!” si siede.. E mentre scribacchio sento che si lecca col suo lieve struscio molle.

“Edmond Rostand”

 Anche il poeta Paul Verlaine  scrive di donne e di gatti in una sua poesia.

Donne e gatti

Donne e gatti

Lei giocava con la sua gatta E che meraviglia era vedere La bianca mano e la bianca zampa Trastullarsi nell’ombra della sera! Lei nascondeva – la scellerata – Sotto i guanti di filo nero Le micidiali unghie d’agata Taglienti e chiare come un rasoio. Anche l’altra faceva la smorfiosa E ritraeva i suoi artigli d’acciaio, Ma il diavolo non ci perdeva nulla E nel boudoir, in cui tintinnava, aereo, Il suo riso, scintillavano quattro punti fosforescenti.

“Paul Verlaine”

 Per Umberto Saba gli animali hanno avuto uno spazio a parte nell’attenzione affettiva.Per il poeta gli animali sono il nucleo di verità della vita che si manifesta con immediatezza e semplicità.

La gatta

La gattala poesia e i gatti

La tua gattina è diventata magra. Altro male non è il suo che d’amore: male che alle tue cure la consacra. Non provi un’accorata tenerezza? Non la senti vibrare come un cuore sotto alla tua carezza? Ai miei occhi è perfetta come te questa tua selvaggia gatta, ma come te ragazza e innamorata, che sempre cercavi, che senza pace qua e là t’aggiravi, che tutti dicevano :”È pazza”. È come te ragazza.

“Umberto Saba”

 

 E per finire questa prima parte Gianni rodari

Il giornale dei gatti

Il giornale dei gatti

I gatti hanno un giornale con tutte le novità e sull’ultima pagina la “Piccola Pubblicità”.

“Cercasi casa comoda con poltrone fuori moda: non si accettano bambini perchè tirano la coda”.

“Cerco vecchia signora a scopo compagnia. Precisare referenze e conto in macelleria”.

“Premiato cacciatore cerca impiego in granaio.” “Vegetariano, scapolo, cerca ricco lattaio”.

I gatti senza casa la domenica dopo pranzo leggono questi avvisi più belli di un romanzo:

per un’oretta o due sognano ad occhi aperti, poi vanno a prepararsi per i loro concerti.

“Gianni Rodari”

 

Questi sono solo una piccolissima parte dei poeti che hanno dedicato delle poesie ai gatti, se ne potrebbero riempire intere pagine, ma a leggerle tutte vi annoiereste, ne proporremo alcune di tanto in tanto.

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